Un recente studio condotto dalla Fondazione Golgi Cenci ha identificato alcuni fattori protettivi che potrebbero contribuire in modo significativo a ridurre il rischio di demenza e declino cognitivo negli anziani.

La ricerca, pubblicata sulla rivista Dementia and Geriatric Cognitive Disorders, è una revisione a ombrello della letteratura, uno strumento che permette di fare una sintesi dei risultati delle revisioni sistematiche e meta-analisi precedentemente pubblicate. L’obiettivo era riassumere le evidenze più solide, complete e aggiornate per rispondere alla domanda: quali interventi o fattori protettivi risultato associati a un ridotto rischio di declino cognitivo e demenza nella popolazione anziana?

Fattori protettivi

Sono stati inclusi 17 studi pubblicati tra il 2018 e il 2025. Sulla base del lavoro effettuato, emergono i seguenti fattori protettivi per la demenza:

  • Vaccinazione antinfluenzale: sottolineata come fattore protettivo spesso trascurato nel dibattito scientifico, ma associato a una riduzione fino al 30% del rischio di demenza.
  • Fattori psicosociali positivi, come:
    • Rete sociale ampia
    • Senso di scopo nella vita,
    • Soddisfazione personale
    • Riserva cognitiva.
  • Trattamento dell’ipertensione nelle persone con pressione elevata risulta protettivo, con alcune differenze in base alla tipologia di farmaci

Gli interventi sullo stile di vita

Nonostante la loro ampia diffusione, gli interventi sullo stile di vita (alimentazione, attività fisica, approcci multidominio) non hanno ancora fornito prove conclusive di efficacia nel ridurre l’incidenza di demenza, ad eccezione dell’attività fisica ad alta intensità, che sembra essere associata a un ridotto rischio di demenza sulla base di studi osservazionali.

Un invito alla prevenzione personalizzata

Lo studio conclude sottolineando la necessitĂ  di sviluppare strategie di prevenzione piĂą mirate e personalizzate, basate su evidenze fondate e capaci di integrare componenti psicologiche, sociali e mediche.

📌Il nostro lavoro evidenzia l’importanza di includere nella prevenzione non solo gli aspetti biologici e clinici, ma anche quelli relazionali e psicologici. Inoltre, l’inclusione di messaggi sugli effetti benefici per la salute cognitiva delle vaccinazioni nelle campagne di sensibilizzazione dedicate, potrebbe essere una strategia di prevenzione primaria efficace e di facile implementazione.

La ricerca è stata condotta grazie alla borsa di studio “Rose Manzi e Francesco Chiofalo”, e grazie alle esperienze maturate dal team di ricerca sui fattori protettivi per un invecchiamento resiliente, nell’ambito della collaborazione con Fondazione Serpero.

Clicca qui per l’articolo completo: https://doi.org/10.1159/000545503

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